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PESCARA. Sono fuori casa dal 29 novembre 2023. Quel giorno il sindaco Carlo Masci (Forza Italia) firmò un’ordinanza per dichiarare inagibile un palazzo di sei piani in via dei Marsi 28, a Porta Nuova, disponendo lo sgombero immediato dei residenti e la demolizione dell’edificio (foto di repertorio). Oggi, a un anno e mezzo di distanza, la battaglia legale si chiude con una verità definitiva: l’ordinanza era legittima.

A stabilirlo è il Consiglio di Stato, che nella sua sentenza ha sottolineato come “la situazione di pericolo emersa dagli accertamenti istruttori fosse tale da non consentire misure meno invasive”. Secondo i giudici, ogni altro intervento sarebbe stato “inidoneo a garantire la tutela della pubblica incolumità”.

Il risultato? Si torna al punto di partenza, come in un gioco dell’oca: le 24 famiglie che abitavano nel palazzo restano fuori casa, senza possibilità di rientro. Con un aggravante. Se all’epoca si poteva forse accedere al Superbonus 110%, oggi quella finestra è chiusa. Restano solo due opzioni: demolizione e ricostruzione oppure consolidamento strutturale delle fondazioni.

L’ordinanza e i rischi
L’ordinanza di sgombero si basava su un sopralluogo dei vigili del fuoco del 9 novembre 2022, che evidenziava “un quadro fessurativo che, pur non indicativo di pericolo imminente, non consentiva di escludere un’evoluzione negativa nel tempo”. Per questo motivo si dispose un monitoraggio costante, anche con strumenti tecnici.

Un’ulteriore perizia tecnica privata ha poi confermato un quadro ben più grave. Il documento parlava di:

materiali da costruzione di scarsa qualità

disomogeneità strutturale dell’edificio

fondazioni diverse e poco irrigidite

terreni sottostanti fragili e a rischio di liquefazione

assenza dei progetti strutturali originari

massima vulnerabilità sismica con rischio elevato di collasso

perdita economica totale in caso di sisma

La conclusione tecnica è netta: solo la demolizione e la ricostruzione possono garantire condizioni di sicurezza adeguate.

Il ricorso e la sentenza definitiva
Alcuni residenti, contrari allo sgombero, hanno presentato ricorso al Tar sostenendo l’assenza di un rischio immediato e accusando il Comune di eccesso di potere. Ma il Tar ha respinto il ricorso, e ora anche il Consiglio di Stato ha confermato quella decisione.

La sentenza sottolinea che “il pericolo imminente per la pubblica incolumità era tale da non consentire di ricorrere a rimedi ordinari”, rendendo legittima l’adozione di un’ordinanza contingibile e urgente.

E ancora, i giudici ribadiscono che non è rilevante se il pericolo si sia effettivamente verificato, perché l’obiettivo della norma è prevenire danni gravi e irreparabili, anche solo sulla base di un rischio ragionevolmente presunto.

Nella documentazione tecnica – firmata dai vigili del fuoco e dallo studio Rete Het – si evidenziava l’impossibilità di escludere il rischio di cedimenti o collassi strutturali, anche parziali, in caso di eventi sismici o altre sollecitazioni naturali o antropiche.

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