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Il ritorno sui banchi e nei luoghi di lavoro per migliaia di pendolari abruzzesi è segnato da una novità poco gradita: viaggiare in autobus costa di più, molto di più. Le nuove tariffe introdotte dalla Regione hanno colpito soprattutto chi quotidianamente si sposta da piccoli centri verso Pescara, con aumenti che in alcune tratte superano il 30%.
Il caso simbolo è quello della Pescara-Penne, dove una corsa costa fino a 1,30 euro in più rispetto allo scorso anno. «Gli aumenti pesano su famiglie e lavoratori già in difficoltà e non sono accompagnati da alcun miglioramento del servizio», denuncia la Cgil. Gli utenti, infatti, continuano a viaggiare su mezzi vecchi, spesso privi di aria condizionata, con corse insufficienti e ritardi cronici.
Secondo i calcoli dei sindacati, per uno studente pendolare il costo di un abbonamento annuale cresce di quasi 20 euro, mentre per chi utilizza quotidianamente i biglietti a più tratte l’aumento può arrivare a incidere per centinaia di euro sul bilancio familiare. «Si parla di inflazione per giustificare i rincari, ma la stessa logica non viene applicata agli stipendi dei dipendenti», sottolinea la Filt Cgil.
La protesta è politica oltre che sociale. Il Pd accusa la giunta Marsilio di aver «scaricato sui cittadini il peso di una gestione inefficiente», mentre i Giovani Democratici chiedono un biglietto unico regionale per garantire tariffe più eque. Sul tavolo nazionale il partito propone un contributo fino a 300 euro per le famiglie con Isee sotto i 30mila euro, così da rendere più accessibile l’acquisto di abbonamenti.
Intanto i sindaci delle aree interne chiedono il trasporto gratuito per gli studenti, ricordando che il diritto allo studio non può diventare una questione di reddito. Ma per il momento pendolari e famiglie devono fare i conti con un servizio sempre più costoso e sempre meno efficiente.
Il caso simbolo è quello della Pescara-Penne, dove una corsa costa fino a 1,30 euro in più rispetto allo scorso anno. «Gli aumenti pesano su famiglie e lavoratori già in difficoltà e non sono accompagnati da alcun miglioramento del servizio», denuncia la Cgil. Gli utenti, infatti, continuano a viaggiare su mezzi vecchi, spesso privi di aria condizionata, con corse insufficienti e ritardi cronici.
Secondo i calcoli dei sindacati, per uno studente pendolare il costo di un abbonamento annuale cresce di quasi 20 euro, mentre per chi utilizza quotidianamente i biglietti a più tratte l’aumento può arrivare a incidere per centinaia di euro sul bilancio familiare. «Si parla di inflazione per giustificare i rincari, ma la stessa logica non viene applicata agli stipendi dei dipendenti», sottolinea la Filt Cgil.
La protesta è politica oltre che sociale. Il Pd accusa la giunta Marsilio di aver «scaricato sui cittadini il peso di una gestione inefficiente», mentre i Giovani Democratici chiedono un biglietto unico regionale per garantire tariffe più eque. Sul tavolo nazionale il partito propone un contributo fino a 300 euro per le famiglie con Isee sotto i 30mila euro, così da rendere più accessibile l’acquisto di abbonamenti.
Intanto i sindaci delle aree interne chiedono il trasporto gratuito per gli studenti, ricordando che il diritto allo studio non può diventare una questione di reddito. Ma per il momento pendolari e famiglie devono fare i conti con un servizio sempre più costoso e sempre meno efficiente.